4 Stagioni
4 Stagioni in val Pellice - 4 Stagioni a Prali
4 Stagioni a Pragelato - 4 Stagioni a Sestriere
di Gian Vittorio Avondo
Alzani Editore, 1999
L’Autore di questi 4 libri, in formato tascabile, è assai conosciuto nelle nostre valli, sia per il suo interesse per la storia contemporanea che per l’amore alla montagna e alle attività sportive, ad essa collegate.
Infatti, dopo la pubblicazione di “Magia di Bourcet. Storia di un villaggio alpino” di “C’era una volta… il Gibuti” e di “Riv. Storia dello stabilimento di Villar Perosa”, di grande rilievo ed arricchimento per lo studio della nostra storia locale, ecco apparire editi da Alzani:
- 4 stagioni in Val Pellice
- 4 stagioni a Prali
- 4 stagioni a Pragelato
- 4 stagioni a Sestriere
In tutti e quattro i volumetti compaiono una varietà di notizie, che rivelano l’indubbio pregio della penna di Gian Vittorio Avondo: saper raggruppare in 80/90 pagine, la storia, la geografia, la flora, la fauna, le tradizioni, la gastronomia, le leggende dei nostri quattro centri turistici più conosciuti, per riuscire a coinvolgere i lettori ad un incontro diretto con i luoghi descritti.
A tale scopo la parte finale di ogni libro, che possiamo con ragione anche chiamare “guida”, ospita una serie di itinerari escursionistici, sciistici e ciclistici con indicazioni accuratissime e precise, le quali rivelano un’approfondita e diretta conoscenza dell’Autore per tali attività e, soprattutto, una non comune competenza.
Il tutto è corredato da suggestive fotografie delle località segnalate, della loro flora, della loro fauna, dei loro monumenti, dei loro musei.
A mio parere, questa collana “Quattro Stagioni” dovrebbe comparire non solo negli zaini del turista, ma anche sui banchi di scuola, perché in uno stile narrativo scorrevole, ricco ed essenziale nel medesimo tempo, fornirebbe agli studenti la possibilità di conoscere rapidamente, e da diverse angolazioni, le realtà geografiche ambientali e socio-economiche del nostro territorio piemontese, che sovente in classe vengono trascurate per dare spazio allo studio di terre lontane, che talora sembrano più prestigiose delle nostre, soltanto perché non le abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni.
Maria Dovio Baret