Le catene dei Savoia

Le Catene dei Savoia

di Juri Bossuto, Luca Costanzo

Editrice Il Punto Piemonte in Bancarella, Torino
luglio 2012

L’impegnativo titolo, ulteriormente specificato con “cronache di carcere, politici e soldati borbonici a
Fenestrelle, forzati, oziosi e donne di malaffare” non deve intimorire, così come le oltre quattrocento pagine di questa ricerca non devono spaventare. Anche se a prima vista l’oggetto dello studio scelto dai due autori è di diffi cile trattazione, sfogliando il libro e soffermandosi a leggiucchiare qua e  là, si rimane coinvolti dalla passione degli autori e dalla qualità delle informazioni descritte. Una volta iniziata la lettura, essa scorre veloce, grazie soprattutto al racconto sapientemente bilanciato fra la politica carceraria del
governo sabaudo e le microstorie di persone note e meno note sottoposte alla reclusione. Le prime duecento pagine, ricche di vicende personali, sono dedicate al sistema carcerario sabaudo instaurato in seguito all’acquisizione del titolo regio dei Savoia fi no alla riforma ottocentesca di Carlo Alberto. Il panorama che gli autori ci offrono riguarda tutti i territori dei nuovi regnanti; inoltre, le descrizioni
delle condizioni di vita che hanno interessato le diverse tipologie di carcerati, inducono spesso il lettore
a soffermarsi in proprie rifl essioni personali. Le successive duecento pagine ripercorrono la funzione, o per meglio dire, le funzioni diverse di carcere politico, militare e civile del forte di Fenestrelle. Una pagina di  diffi cile interpretazione nella storia di questa importante fortezza; se da una parte si rimane costernati dalle condizioni  generali di vita imposte ai reclusi, dall’altra non mancano gli esempi, tutti documentati dai due ricercatori,  di profonda umanità che traspare in molte occasioni.

Le tante citazioni tratte dagli archivi arricchiscono ulteriormente la lettura. Nel 1825, ad esempio, si scopre che le catene usate sono ancora quelle del 1817 “e non se n’è rimpiazzata  veruna, ed in questo paese  sia per la natura di travagli a cui sono applicati li suddetti che per il suolo che presenta ovunque, o pietre, o rocchi si trovano una parte di esse molto logore, e per conseguenza possono favorire lo scatenamento, e perciò  l’evasione di detenuti”. In altra data si faceva presente invece che gli ultimi
cappotti destinati ai detenuti non erano dotati di fodera come i precedenti. Da Torino si rispondeva che quelli con la fodera “erano fondi di magazzino lasciati da un esercito straniero e  per non lasciarli deperire in magazzino sono stati inviati ai forzati”. A “Le Fenestrelle”, lo si scopre continuando nella lettura, c’era posto persino per i “discoli”, per i forzati, per i prelati e molte altre categorie sociali.
Alcuni passaggi del libro, sottolineati anche nella prefazione di Alessandro Barbero, occorre dirlo, fanno emergere come alcune vicende oggetto dello studio, siano state vissute con sofferenza non solo dai due autori, ma, oserei dire, anche da tutta l’Associazione che oggi è impegnata nel recupero e nella gestione dell’importante monumento storico. La coraggiosa risposta che Juri Bossuto e Luca Costanzo hanno cercato e trovato è sicuramente la più diffi cile ed impegnativa, ma la più corretta: affi darsi agli archivi.
In definitiva, un libro sul passato che inevitabilmente conduce il lettore a riflettere anche sul nostro presente.


Bruno Usseglio

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