Lou tëmp s'ën vai, ma soc tu â fait arèsto

(articolo tratto dal numero 134 - Dicembre 2006)

Questa frase di Arturo Genre[1], trascritta in un’artistica cartolina offerta ai presenti a ricordo dell’inaugurazione del Centro di Cultura “Scuola Latina” di Pomaretto, riassume significativamente l’impegno profuso nel corso degli anni da personaggi che si sono adoperati con perseveranza per la salvaguardia e la trasmissione della cultura e delle tradizioni locali, verso i quali è doveroso esprimere profonda gratitudine.

Le loro opere, prezioso patrimonio culturale, trovano ora la loro collocazione nei locali rinnovati della Scuola Latina, istituto che fu già importante luogo di istruzione per generazioni di studenti provenienti dalla Val San Martino e da zone limitrofe. I restauri compiuti in questi ultimi anni sull’antico edificio, la cui costruzione risale al 1865, e l’allestimento armonico e funzionale della varie sale consentono un utilizzo diversificato di questo centro di cultura, adatto a molteplici attività.

La sala dedicata a Carlo Ferrero offre ai visitatori l’esposizione permanente “Gli antichi mestieri” – Lî vélh travalh ën val San Martin – , una serie di modellini, realizzati da Carlo e Enrichetta Ferrero, che evocano nelle persone anziane la vita d’un tempo e fanno scoprire ai più giovani visitatori usanze, lavori e mestieri ormai pressoché scomparsi, ma carichi di significato ed efficacemente utilizzabili a scopo didattico.

La biblioteca del patouà, intitolata ad Arturo Genre, è destinata ad ospitare la documentazione e l’insieme delle opere linguistiche specifiche concernenti la parlata occitanica delle nostre valli. Essa costituisce un punto di riferimento importante per gli studiosi ed i ricercatori che intendano operare nell’ambito dei progetti legati alla legge 482/1999, relativa alla tutela delle minoranze linguistiche storiche, o che vogliano acquisire una maggiore competenza della lingua nelle sue caratteristiche strutturali, nonché conoscere in modo più approfondito l’origine e l’evoluzione delle parlate locali.

L’accogliente sala incontri “Teofilo Pons”, aperta ad un pubblico allargato, si presta perfettamente per conferenze, seminari, corsi di lingua, dibattiti, programmi musicali ed artistici. Infine, la sala multimediale, intitolata a Guido Baret, appositamente arredata e dotata delle moderne apparecchiature informatiche, consente ai visitatori come alle scolaresche di avere un immediato approccio visivo attraverso immagini e descrizioni, presentate in italiano e/o in patouà, che illustrano le attività lavorative della valle a scopo informativo o didattico.

In una giornata festosa, bene organizzata dal Direttivo dell’Associazione “Amici della Scuola Latina”, l’inaugurazione del Centro di Cultura è avvenuta alla presenza di autorità locali e provinciali e di personalità rappresentanti la Chiesa Valdese, che hanno rivolto messaggi augurali per l’attività culturale che, in questa struttura, potrà essere svolta a beneficio dell’intera comunità valligiana per la  valorizzazione e la conservazione della sua identità di fronte all’imperante omologazione odierna.

La rievocazione storica, presentata vivacemente dal gruppo organizzatore attraverso dati interessanti sulle origini e successive trasformazioni dell’antica École Latine e con la lettura di testimonianze evocatrici di un’epoca passata, ha suscitato negli ascoltatori ricordi ed emozioni per il percorso realizzatosi nel tempo, fino alla attuale, coraggiosa riconversione, per la quale è stata espressa a più voci grande ammirazione. Infatti, la ristrutturazione dello stabile, il cui progetto era apparso utopico all’origine, ha potuto essere portata a compimento con un oculato utilizzo dei contributi concessi da enti, comunità e privati, ma anche con l’impegno costante e ben coordinato del comitato responsabile, che ha operato con competenza ed efficienza organizzativa, verso il quale è stata manifestata viva riconoscenza.

Lou tëmp s’ën vai, ma soc tu â fait arèsto è dunque un giusto riconoscimento per il passato, un forte incoraggiamento per il presente ed una speranza per il futuro. L’Associazione Culturale La Valaddo ha avuto il privilegio di contare fra i suoi primi sostenitori e validi collaboratori i personaggi cui sono intitolate le varie sale del Centro di Cultura “Scuola Latina”. Di Carlo Ferrero[2] vogliamo menzionare Laz ëstoria d’la vëlhâ, storie e ricordi personali scritti in patouà e pubblicati in successione sul periodico dell’Associazione, che rievocano momenti lieti e tristi della vita d’un tempo in Val San Martino, storie riferite a luoghi, usanze, attività di montagna, personaggi caratteristici. Esse rivelano il profondo attaccamento dell’autore alla sua valle e il rimpianto per la vita dâ tëmp pasà, semplice e genuina, ma ricca di valori morali. Sono preziose testimonianze che inducono ancora oggi a profonde riflessioni.

Riguardo al notevole patrimonio linguistico di cui si dispone attualmente, dobbiamo riconoscere a Teofilo Pons, Lou tëmp s’ën vai, ma soc tu â fait arèsto Arturo Genre e Guido Baret, a suo tempo ricordati su La Valaddo[3], il merito di avere compreso con grande intuizione ed in anticipo sui tempi l’importanza di preservare la parlata locale e di trasmetterla ai posteri con opere scritte. In un’epoca in cui si doveva privilegiare lo studio e l’uso della lingua italiana, Teofilo Pons è stato un vero precursore nel procedere alla raccolta e allaclassificazione tematica di ben 1190 proverbi in uso nelle Valli, trascritti con grafia propria e pubblicati sul Bollettino della Società di Studi Valdesi tra il 1931 e il 1933.

Risale al 1973 il suo “Dizionario del dialetto valdese della Val Germanasca”, con note fonetiche e morfologiche di Arturo Genre, che costituiscono la base strutturale fondamentale della lingua scritta.

Nel 1997 il dizionario verrà ripubblicato sotto il titolo “Dizionario del dialetto occitano della Val Germanasca”, dopo essere stato riveduto, annotato e trascritto in grafia concordata ad opera di Arturo Genre, con gli appunti morfologici premessi e l’integrazione di un glossario italiano-dialetto.

Questa continuità sarà ancora mantenuta in un aggiornamento lessicale compiuto con paziente ricerca da Guido Baret negli anni 1980-1993, nel quale venivano introdotti i neologismi richiesti dall’evoluzione della lingua parlata ed era data la traduzione diretta delle singole voci dall’italiano all’occitano provenzale alpino. E’ da questo aggiornamento che si realizzerà nel 2005 il Disiounari dâ patouà dë la Val San Martin – “Dizionario della parlata occitanica provenzale alpina della Val Germanasca” – quale ulteriore e  indispensabile strumento linguistico di consultazione.

In questo filone si situano anche i “Prontuari morfologici” relativi ad alcune parlate dell’alta Val Chisone e Val d’Oulx, elaborati per iniziativa di Alex Berton sul modello degli appunti morfologici di Arturo Genre. Restando sempre nell’ambito della nostra realtà locale, ricordiamo inoltre le traduzioni di testi di carattere religioso nella parlata della Val Germanasca, fatte con grande sensibilità da Arturo Genre, segnatamente l’armoniosa Bouno Nouvèllo sëgount Marc – L’Evangelo secondo Marco – e le versioni in rima di salmi e inni. Di Guido Baret, appassionato cultore delle tradizioni valligiane e tenace sostenitore della parlata locale, dobbiamo menzionare gli innumerevoli articoli in patouà, pubblicati principalmente su La Valaddo e in altre riviste della zona, oltre alle opere concernenti vicende storiche ed eventi locali della Val Perosa, nelle quali sono inseriti detti, proverbi, toponimi e traduzioni rigorosamente in grafia concordata. In ambito più propriamente scientifico sono da segnalare i numerosi scritti di Arturo Genre che trattano di fenomeni linguistici o sviluppano dati risultanti da ricerche dialettologiche condotte con scrupolosa precisione, nonché l’opera da lui intrapresa nella ricerca dei toponimi locali, compiuta sul territorio con rigore scientifico e destinata alla realizzazione dell’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano.

Le innumerevoli opere di carattere linguistico, storico, etnografico, toponomastico, che tanti studiosi appassionati ci hanno lasciato quale preziosa eredità, saranno ora a disposizione di lettori e ricercatori nella biblioteca del Centro di Cultura “Scuola Latina”. Ciò che è stato fatto non solo rimane nel tempo, ma consente a giovani preparati di proseguire l’opera dei predecessori con ricerche e studi adeguati alla realtà attuale, rivolti anche al campo didattico, in cui è essenziale lavorare per un ricupero della lingua e della cultura della nostra terra. 

Ines Castagno


[1] Cfr. in: La Valaddo, settembre 1993, n° 81, pp. 6-7

[2] Cfr. in: La Valaddo, giugno 2001, n° 112, p. 11

[3] Cfr. in: La Valaddo, dicembre 1991, n° 74, p. 11 ; dicembre 1997, n° 98, pp. 10- 11; giugno 1998, n° 100, p. 18